A Piazza Venezia mettendoci con le spalle a Via del Corso abbiamo la vista del ’ Monumento Al Milite Ignoto’, o Vittoriano. Il nome deriva da Vittorio Emanuele II, il primo re d’Italia.
Alla sua morte, nel 1878, fu deciso di innalzare un monumento che celebrasse il Padre della Patria e con lui l’intera stagione risorgimentale. Dopo una lunga e accurata selezione la commissione reale votò il progetto di Giuseppe Sacconi, giovane architetto marchigiano. Il Vittoriano doveva essere uno spazio aperto ai cittadini. Alla morte del Sacconi, nel 1905, subentrarono gli architetti Gaetano Koch, Manfredo Manfredi e Pio Piacentini, che si trovarono a dover risolvere vari problemi. Alla presenza di Vittorio Emanuele III si inaugura il 4 giugno 1911 la grandiosa statua equestre del re, alta 12 metri e lunga 10. Fu il momento culminante dell’Esposizione Internazionale che celebrava i cinquanta anni dell’Italia unita. I Lavori però proseguirono fino al 1935 in quanto, per vari motivi logistici e di esproprio per acquisire lo spazio necessario alla costruzione, andarono un po’ a rilento. La costruzione del monumento stesso subì varie modifiche. Furono buttati giù il cavalcavia di collegamento con Palazzo Venezia, viene abbattuta la Torre di Paolo III, i tre chiostri del convento dell’Ara coeli e tutta l’edilizia minore presente sulle pendici del Campidoglio. Si decide lo spostamento della Chiesa di S. Rita e del palazzetto Venezia per garantire la visuale completa del Monumento dalla Piazza.
L’altare della Patria è una porzione del complesso, nata da un’idea del 1906. Realizzato, dopo un lungo dibattito, dallo scultore bresciano Angelo Zanelli, che aveva vinto il concorso, viene completato, dopo la traslazione del Milite Ignoto, nel 1921. Nel 1958 viene collocata la statua della dea Roma.
Fra il 1924 e il 1927 vengono posizionati sui propilei: la ‘quadriglia dell’Unità’ di Carlo Fontana e la ’quadriglia della libertà’ di Paolo Bartolini.
Tutti gli artisti e artigiani che lavorarono al Vittoriano, in particolare i 70 scultori provenienti da ogni parte d’Italia, considerarono un onore partecipare ad una impresa così grande e così complessa.
Nel 1987 iniziano i primi lavori di restauro protrattisi si può dire fino ad oggi, recuperando e rendendo impermeabili le terrazze e le scalee di copertura dell’avancorpo di destra. Vengono rifatti i grandi lucernai, gran parte della pavimentazione, ripristinate le due fontane laterali raffiguranti il Tirreno e l’Adriatico e sbloccato il meccanismo di sollevamento della cancellata in ferro, rimasta bloccata per anni sotto la quota del terreno. Si è pure rinvenuta all’interno del cavallo del re una pergamena con le firme dei partecipanti ad un brindisi, tra cui il proprietario della fonderia che eseguì la statua, G.B. Bastianelli, e l’architetto M. Manfredi.
Nel 1997 viene pure implementato il nuovo impianto di illuminazione, e sono stati recuperati, inoltre, alcuni ambienti del piano terreno adibiti così all’accoglienza dei visitatori (punto ristoro e libreria). Nel 2007 è stato inaugurato l’impianto di ascensori che dà la possibilità di godere di una vista mozzafiato sulla città di Roma. Oggi all’interno del complesso vengono ospitate le mostre più famose di artisti italiani e internazionali, contribuendo ancor più nella sua opera di divulgazione culturale. Identificato quasi sempre, solo, come l’Altare della Patria, è soprannominato scherzosamente dai romani, la “Macchina da Scrivere” o anche la “Torta nuziale” perché ne ricorda le forme.