Con l’autobus 64 da Termini o il 40 da via Nazionale possiamo raggiungere uno dei monumenti più sorprendenti per l’architettura tramandataci dal tempo dei romani: il Pantheon. E’ l’imperatore Adriano tra il 118 ed il 125 dopo Cristo a far ricostruire completamente il Pantheon (tempio consacrato a tutte le divinità) di Agrippa, rovesciandone l’orientamento di 180 gradi e aprendo davanti al nuovo tempio una grande piazza porticata. (oggi Piazza della Rotonda). L’innovazione rivoluzionaria è rappresentata dall’accostamento d’un edificio rotondo (coperto da una cupola perfettamente emisferica) a un pronào rettangolare e colonnato (largo oltre 33 metri e lungo 15,50); in pratica alle prima visione esterna d’un tempio canonico con le sue colonne massicce, segue una visione interna predisposta in modo che il visitatore percepisca uno spazio unitario, corrispondente al volume d’una sfera. Tutto l’edificio insiste su una fondazione anulare in calcestruzzo, larga oltre 7 metri e spessa 4.50; un muro circolare, spesso 6 metri, intervallato da nicchie ed esedre, sorregge il tamburo alto più di 30 metri; la cupola a cinque ordini di cassettoni ha un diametro di 43,30 metri e si apre con un occhio centrale del diametro di 9 metri, che illumina tutto il vano interno. Il Pantheon è il monumento più rappresentativo dell’architettura romana e la sua conservazione (come tanti altri templi pagani) è dovuta alla trasformazione in chiesa S.Maria ad Martyres, 605 – 609 d.C, proprio nel momento decisivo del trapasso dalla città antica e pagana alla città nuova e cristiana. Oggi all’interno ospita le tombe del pittore, Raffaello Sanzio, di Vittorio Emanuele II°, di Umberto I°, di Margherita di Savoia.
Anche Piazza della Rotonda è una di quelle piazze amate dal popolo, punto di ritrovo non solo di turisti, ma anche dai giovani romani o stranieri che qui si riuniscono, specialmente nelle serate estive.
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Piazza Santi Apostoli
Vicinissima a Piazza Venezia, a piedi, prendendo la direzione di via XX settembre, si raggiunge una delle piazze famose per le manifestazioni politiche e sindacali. La piazza dei Santi Apostoli prende nome dall’omonima Basilica, risalente, sembra, al III secolo. Si dice che per realizzarla siano stati utilizzati i marmi sottratti al foro di Traiano, cosa che, pur non avendo alcun riscontro, non stupirebbe, visto l’uso nei secoli scorsi, che se ne è fatto dei resti dell’antica Roma. ?Martino V Colonna, nel corso dei lavori di costruzione del primo nucleo del Palazzo Colonna, contribuì a restituirle l’importanza e lo splendore che aveva perduto a causa del lungo abbandono medievale. Come tutte le chiese romane risente dei molteplici restauri eseguiti nel corso dei secoli.?Lo splendido portico a nove arcate, che precede la facciata, fu eseguito per papa Sisto IV e rimane uno dei più straordinari esempi dell’architettura quattrocentesca. Ad un altro grande maestro del ‘400, Melozzo da Forlì, Sisto IV diede incarico di decorare l’abside. L’affresco staccato e smembrato nel ‘700, è attualmente diviso tra il palazzo del Quirinale e la Pinacoteca Vaticana.?In questa basilica avrebbe dovuto trovare sepoltura Michelangelo, ma il corpo dell’artista fu trafugato e portato a Firenze dal nipote, per essere sepolto nella chiesa di Santa Croce a Firenze.
Sempre su questa piazza troviamo il Museo delle cere fondato nel 1958 da Ferdinando Canini, ispirato dai musei simili di Londra e Parigi. La raccolta è la prima in Italia e la terza in Europa per il numero dei personaggi rappresentati. Nelle dieci sale trovano posto personaggi famosi di ieri e di oggi, di artisti , letterati, uomini di stati, ed anche personaggi delle favole collocati in ambientazioni sceniche. E’ veramente una visita suggestiva da non perdere.
Piazza Venezia
Piazza Venezia era il collegamento tra la Via Papalis che dal Vaticano incrociandosi con la Via Lata, che da Porta Flaminia portava al centro della città e al Laterano. Per la sua particolare posizione geografica, e per l’affluenza delle tante strade, che oggi qui si incrociano, è considerata il centro dell’Urbe. Meta obbligata per i tanti turisti e non solo, pensando a chi per studio o per lavoro, debbono attraversarla ogni giorno. Sulla piazza, al posto dell’odierno palazzo delle Assicurazioni, si trovava la bottega d’arte di Michelangelo. Sul lato nord all’angolo con il Corso è invece il seicentesco Palazzo Bonaparte, che prende il nome dalla madre di Napoleone, che dopo la caduta dell’imperatore vi soggiornò fino alla morte nel 1836. Ancora perfettamente conservato è il balconcino con chiusine verdi dal quale la vecchia signora spiava i passanti senza essere vista.
Il costruttore di Palazzo e PalazzettoVenezia, e ideatore delle corse dei cavalli barberi, fu il cardinale veneto divenuto papa con il nome di Paolo II (1464-71), Pietro Barbo. Di lui si dice che concedeva udienze solo di notte e aveva orari assurdi per pranzare e cenare, comunque grande appassionato di collezionismo e iniziatore ideale del destino museale ed artistico dell’edificio.
Palazzo Venezia forma il lato occidentale della piazza e fu il primo palazzo rinascimentale edificato a Roma. Non si conosce il nome del costruttore , ma si presume Leon Battista Alberti. Il palazzo presenta le caratteristiche di una fortezza sul piano superiore, mentre le eleganti e raffinate finestre a croce guelfa mostrano gli elementi rinascimentali, sulla facciata spiccano i contorni merlati e la torre angolare. I due portali che guardano direttamente sulla piazza uno mostra il sigillo dei Barbo e l’altro è su via Plebiscito, entrambi vengono attribuiti a Giovanni Dalmata.
Nel palazzo vi ebbero dimora numerosi papi e nel 1494 soggiornò Carlo VIII, re di Francia. Dal XVI secolo vi alloggiarono gli ambasciatori di Venezia e nel 1797 fu sede dell’ambasciata austro-ungarica presso il Vaticano. La Sala Regia ha pitture di Donato Bramante e la Sala del Mappamondo è decorata dalle classiche prospettive di Andrea Mantegna.? Dopo il trattato di Campoformio passò all’Austria per la sua ambasciata, nel 1916 il palazzo venne rivendicato dall’Italia e passò definitivamente al governo italiano, Durante gli anni del Fascismo, Mussolini pose qui la sede del proprio quartier generale, nella sala del mappamondo; la luce di questa stanza non veniva mai spenta a significare che il governo non riposava mai. Era dal balcone di questo palazzo che Mussolini arringava la folla nelle occassioni più importanti, come nel 1940 quando, dichiarando la guerra alla Francia e al Regno Unito, decretò l’entrata in guerra dell’Italia.
Oggi è sede del Museo di palazzo Venezia. Istituito nel 1921, il museo polarizza il suo interesse attorno alle cosiddette arti applicate, ricco di raccolte molto varie, arazzi, marmi, armi, argenti, ceramiche, e dell’importantissima Biblioteca dell’Istituto di Archeologia e di Storia dell’Arte. Le sue raccolte si sono formate a partire da un primo nucleo di sculture e opere provenienti da Castel Sant’Angelo, dalla galleria Nazionale d’Arte Antica e dalle collezioni del vicino Museo del Collegio Romano fondato nel seicento dall’enciclopedico gesuita Athanasius Kircher. Splendido il cortile interno il cui ordine delle colonne, tuscaniche al primo piano e ioniche e corinzie al secondo ricorda gli archi del Colosseo.
Il Foro Romano
La valle del Foro, paludosa e inospitale, è utilizzata tra X e VII sec. a.C. come necropoli dei primi villaggi stanziati sulle colline circostanti. Solo attorno al 600 a.C., ad opera del re etrusco Tarquinio Prisco, viene drenata con la costruzione della Cloaca Massima (ancor oggi funzionante) e “pavimentata” in terra battuta, diventando il centro della vita cittadina. Gli edifici che vediamo oggi nel Foro non sono tutti contemporanei e non erano tutti visibili nello stesso tempo.
Percorrendo il Foro in senso antiorario, ci si trova subito sulla Via Sacra, che lo attraversa da est a ovest, su cui sfilavano i generali vittoriosi per rendere grazie nel Tempio di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio. ?A destra la Basilica Emilia (in onore della gens Emilia), dove si amministrava la giustizia. ?Proseguendo sulla Via Sacra, si incontra la grande Curia Iulia, sede del Senato. Davanti alla Curia è il Lapis niger, la pietra nera che indicava il luogo funesto della morte di Romolo. Oltre la Curia si innalza la massa imponente dell’Arco di Settimio Severo. Il lato corto settentrionale del Foro è chiuso dalla tribuna degli oratori (i Rostri), che recava appesi i rostri delle navi nemiche sconfitte ad Anzio (338 a.C.). Tra i Rostri e il Tabularium (l’archivio di stato romano), i templi della Concordia, di Vespasiano e di Saturno raccordano il Foro con il Campidoglio. All’angolo sud-ovest del Foro vi è la Basilica Giulia, adibita all’amministrazione della giustizia. ?In questa parte della piazza si ergono molte basi di statue e una colonna dedicata nel 608 d.C. all’imperatore Foca. A est della Basilica Giulia si innalzano le tre colonne superstiti del Tempio dei Dioscuri e nella parte centrale del Foro il Tempio del Divo Giulio (29 a.C.), dedicato a Giulio Cesare divinizzato. ?Subito a est del Tempio di Cesare è la Regia, edificio attribuito al secondo re di Roma, Numa. Di fronte alla Regia sorge uno dei più antichi e importanti santuari di Roma, il Tempio di Vesta, con annessa Casa delle Vestali. A est del tempio di Antonino e Faustina è il Tempio di Romolo. ?L’enorme edificio rettangolare subito a est è la Basilica di Massenzio, fatta costruire dall’imperatore agli inizi del IV secolo. All’estremità nord-occidentale del Foro si innalza il Tempio di Venere e Roma, opera dell’imperatore Adriano (135 d.C.). Chiude il Foro sul lato corto settentrionale l’Arco di Tito (circa 81 d.C.)
Arco di Costantino
Uno dei più importanti monumenti commemorativi dell’antichità, l’arco di trionfo più alto e meglio conservato di Roma, situato tra il Colosseo e l’Arco di Tito, sulla strada romana percorsa per i trionfi (detta proprio Via dei Trionfi) e che va verso il Tempio di Giove Capitolino.
E’ alto 25 metri ed è un arco a 3 fornici (con passaggio centrale affiancato da 2 passaggi laterali più piccoli). Eretto dal Senato nel 315 d.C., dopo la vittoria di Costantino su Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio per onorare il “liberatore della città e portatore di pace”. Costantino divenne imperatore di Occidente nel 312 d.C., battendo il diretto rivale Massenzio prima nella Valle Padana e poi a Ponte Milvio, sul Tevere. Entrato i n contrasto con Licinio, che dominava sull’Oriente, riuscì a sconfiggerlo ne 324. Unificò così di nuovo sotto di sé tutto l’Impero, e ne trasferì la capitale a Bisanzio, rinominandola nel 330 Costantinopoli (l’odierna Istambul). Nel 313, con l’Editto di Milano, l’imperatore aveva riconosciuto la libertà di culto a tutti i cittadini, anche e soprattutto ai cristiani. La fascia di rilievi rettangolari che percorre tutto l’arco è del tempo di Costantino e ripercorre gli eventi precedenti la battaglia di Ponte Milvio fino all’entrata trionfale a Roma. Altri invece vengono da archi più antichi e per questo non hanno nulla a che fare con Costantino, però proprio per questo, l’Arco di Costantino si può considerare una sorta di museo della scultura romana ufficiale perchè raccoglie in se “pezzi” preziosi di epoche differenti appartenuti a diversi monumenti importanti che non abbiamo avuto la fortuna di vedere; è decorato principalmente da sculture provenienti da monumenti di epoche precedenti dell’età di Traiano, Adriano e Commodo.
Il monumento venne sottoposto a restauri fin dalla fine del Quattrocento e nel 1733 ha avuto dei consistenti lavori di integrazione delle parti mancanti.
Sopra il fornice, al centro dei due lati dell’attico, è presente l’iscrizione:
IMP · CAES · FL · CONSTANTINO · MAXIMO · P · F · AVGUSTO · S · P · Q · R · QVOD · INSTINCTV · DIVINATATIS · MENTIS · MAGNITVDINE · CVM · EXERCITV · SVO · TAM · DE · TYRANNO · QVAM · DE · OMNI · EIVS · FACTIONE · VNO · TEMPORE · IVSTIS · REM-PUBLICAM · VLTVS · EST · ARMIS · ARCVM · TRIVMPHIS · INSIGNEM · DICAVIT
Traduzione:
“All’imperatore Cesare Flavio Costantino Massimo, Pio, Felice, Augusto, il Senato e il popolo romano poichè per ispirazione della divinità e per la grandezza del suo spirito con il suo esercito vendicò ad un tempo lo stato su un tiranno e su tutta la sua fazione con giuste armi, dedicarono questo arco insigne per trionfi.“